Migranti, il genocidio degli innocenti
Quale emergenza umanitaria? Sovrumanitaria semmai, non solo politica europea di cooperazione o che. Manca sovrumanità nell’accogliere non solo i migranti che fuggono dalle guerre, ma nell’accogliere l’idea, il concetto che si debba accettare, tenere con noi, difendere, agglomerare, annettere, condividere, per salvare, per far vivere, per aprire alla pace, non la loro ma anche la nostra. Invece si punta ancora a difendere noi, che in guerra diretta non sembreremmo (?), a salvaguardare le nostre nazioni e condizioni da chi ci muore in braccio, come se fossimo noi sotto attacco da parte di chi ci annega addosso; si continua soprattutto a non accettare nemmeno l’idea che l’esodo biblico del mondo e delle sue genti che stanno morendo di guerre e di torture, sia parte della nostra esistenza presente, futura, che deve cambiare, che è cambiata e cambierà, sempre di più.
Penso sia finita per sempre la concezione di nazione unica di appartenenza sola, di popolo unitario e distinto, separato dai separati. Parlo per l’ennesima volta di sovrumanità perché l’umano ormai ha fatto il suo tempo, ha fatto il suo tempo questa umanità, questa laicità, questa religiosità, questo modello unico di alfabetismo civile o incivile, questo codice unico, sociale, esistenziale, etico, morale. Va scritto appunto un altro alfabeto, (per capire, per esempio, se la "A" di aiuto è la stessa "A" di annegare), un’altra costituzione interiore e ulteriore, un’altra poetica di vita che non stringa più il cuore dalla commozione solo per non farci passare chi muore di guerre, che non ci faccia più solo piangere per quello che vediamo ma che ci faccia aprire il cuore per lasciar passare la nuova idea di mutazione profonda e ormai insopprimibile, mutazione quasi genetico-cosmica-spirituale e trascendentale che ci faccia vedere una volta per tutte e senza timore o terrore, come amare non come armare e finanziare gli angoli del mondo sia l’origine di tanta "umanità" di tanto benessere- malessere.
Una mutazione che è a monte delle più piccole e più grandi decisioni che governi, (fatti di persone di corpi di cuori di anime), non riescono nemmeno ad immaginare finiti come sono a cercare espansione foraggiando un terrore di andata e di ritorno, a turno e a seconda degli interessi del momento, fomentando ogni tipo di paura per poter ottenere potere, dominio,controllo.
Sta qui il cambio che almeno ci deve far aprire gli occhi se non i nostri stretti, ci deve far aprire le porte delle nostre terre se non le menti dei nostri rappresentanti politici nazionali ed internazionali. Non c’è niente di laico o di religioso in tutto questo non è questione di credenti o non credenti è questione di incredibile immenso e dobbiamo trascendere: è questione di trascendenza, di spirito che muove o non muove le mani di chi arma, di chi spalleggia, di chi non fa nulla per aprire corridoi umanitari, di chi vuol impedire le migrazioni come se fosse possibile fermare il mare se si continua ad agitarlo, muovendone le onde.
L’ho detto e lo ripeto: c’è chi uccide con le mani e chi con la man-canza: mancanza di grandezza, di infinito, di bene, di anima, credendo di compensare con manie di grandezza, smania di espansione e dominio a tutti i costi: i costi delle missioni di pace, i costi degli armamenti, i costi di vite umane, i costi delle deviazione di informazione.
Da secoli ci provano i poeti, gli artisti e tutte le letterature della terra bene o male, presto o tardi durante o dopo i genocidi e le ecatombe, ma finché non si capirà che questa poetica questa arte del trascendere deve essere accolta e indossata da ognuno di noi, deve essere fatta entrare non più solo clandestinamente in alcuni di noi e in alcuni frangenti, tutto resterà come prima o ben peggio di prima (e sembra sempre che ce ne accorgiamo dell’aumento della gravità e della vastità del male, ma poi tutto vien fatto rientrare nelle statistiche fisiologiche storiche, economiche e politiche, senza intuirne l’enormità drammatica, cosmica e universale: e magari si trattasse di catastrofismo o anche solo di realismo; qui si tratta di ben altro e sembra che non si non abbiano gli strumenti né per fronteggiarlo né per arginarlo, ma ripeto ciò che è folle nemmeno per vederlo...).
Ecco che allora la così detta benedetta speranza può esistere se riempita da questa consapevolezza, di un cambio totale e radicale, profondo ed epocale di ogni anima che ci governa, che ci rappresenta, che decide e fa, che regola e legifera, che progetta e finanzia. Ogni nazione, ogni banchiere, ogni generale, ogni presidente, ogni ministro così detto democratico, che deve avere esso stesso l’onere della prova per dimostrare che non è un dittatore, un despota, un aguzzino, uno stragista al pari di quelli che indirettamente (?) alimenta e tiene in vita, per poter allattare il genocidio degli innocenti, e continuare così nella sua occupazione, occupazione sia nel senso di professione che di dittatura.
Possiamo almeno cominciare a lasciare entrare questo nuovo Stato d’animo, prima di capire come fare entrare tutte le altre anime degli altri Stati?
Alessandro Bergonzoni,
attore-autore e poeta, comincia oggi a collaborare con "Avvenire"
da Avvenire di oggi
Purtroppo succedono sempre ed è difficile poi riconoscere questi genocidi, cara Edvige.
RispondiEliminaSiamo in un mondo che purtroppo ci sono sempre degli interessi che valgono di più delle vite umane, speriamo che dal cielo venga quel raggio che entra nei cervelli di coloro che possono fare veramente qualcosa.
Ciao e buon 25 aprile cara amica.
Tomaso
Riflessioni toccanti: "c’è chi uccide con le mani e chi con la man-canza: mancanza di grandezza, di infinito, di bene, di anima, credendo di compensare con manie di grandezza, smania di espansione e dominio a tutti i costi: i costi delle missioni di pace, i costi degli armamenti, i costi di vite umane, i costi delle deviazione di informazione". Grazie ... Un abbraccio.
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