Figli dell'orizzonte
Non fu il mare a raccoglierci, noi raccogliemmo il mare a braccia aperte.
Il mare non è un fiume che sa il viaggio, è acqua selvatica.
Siamo gli innumerevoli - raddoppia ogni casella di scacchiera -
lastrichiamo di corpi il vostro mare per camminarci sopra;
non potete contarci: se contati aumentiamo,
figli dell'orizzonte che ci rovescia a sacco.
Nessuna polizia può farci prepotenza più di quanto già siamo stati offesi.
Faremo i servi,
i figli che non fate,
le nostre vite
saranno i vostri libri di avventura.
Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino, l'odore che perdeste, l'uguaglianza
che avete sottomesso.
Da qualunque distanza arriveremo
a milioni di passi,
noi siamo i piedi e vi reggiamo il peso.
Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo polvere, raccogliamo il pomodoro
e l'insulto.
Noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo,
noi siamo il rosso e il nero della terra,
un oltremare di sandali sfondati, il polline e la sabbia nel vento di stasera.
Uno di noi, e per noi tutti, ha detto:
Non vi sbarazzerete di me!
Va bene, muoio, però il terzo giorno
resuscito
e ritorno.
Erri de Luca
Erri De Luca è un uomo ispirato. Una sorta di profeta dei nostri tempi. Grazie di aver postato questa poesia. Buona domenica.
RispondiEliminaCara Aliza, De Luca, credo che in questa poesia abbia detto le cose di una realtà che nessuno può controllare, una poesia molto importante.
RispondiEliminaCiao e buona domenica cara amica.
Tomaso