martedì 18 novembre 2008

QUESTO IO CREDO

la morte e la vita


http://vulcanochimico.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/22046/Vita%20e%20Morte_Gustav%20Klimt.jpg



CASO ELUANA
Carità o violenza?


«Capire le ragioni della fatica è la suprema cosa nella vita,
perché l’obiezione più grande alla vita è la morte e l’obiezione più grande
al vivere è la fatica del vivere; l’obiezione più grande alla gioia sono
i sacrifici… Il sacrificio più grande è la morte» (don Giussani).

Che società è quella che chiama la vita “un inferno” e la morte “una liberazione”?
Dov’è il punto di origine di una ragione impazzita, capace di ribaltare bene e male
e, quindi, incapace di dare alle cose il loro vero nome?
L’annunciata sospensione dell’alimentazione di Eluana è un omicidio. La cosa è
tanto più grave in quanto impedisce l’esercizio della carità, perché c’è chi si è preso
cura di lei e continuerebbe a farlo.
Nella lunga storia della medicina il suo sviluppo è diventato più fecondo quando,
in epoca cristiana, è cominciata l’assistenza proprio agli “inguaribili”, che prima venivano
espulsi dalla comunità degli uomini “sani”, lasciati morire fuori dalle mura
della città o eliminati. Chi se ne fosse occupato avrebbe messo a rischio la propria
vita. Per questo chi cominciò a prendersi cura degli inguaribili lo fece per una ragione
che era più potente della vita stessa: una passione per il destino dell’altro
uomo, per il suo valore infinito perché immagine di Dio creatore.
Così il caso Eluana ci mette davanti alla prima evidenza che emerge nella nostra
vita: non ci facciamo da soli. Siamo voluti da un Altro. Siamo strappati al nulla da
Qualcuno che ci ama e che ha detto: «Persino i capelli del vostro capo sono contati».
Rifiutare questa evidenza vuol dire, prima o poi, rifiutare la realtà. Persino quando
questa realtà ha il volto delle persone che amiamo.
Ecco perché arrivare fino a riconoscere Chi ci sta donando la presenza di Eluana
non è un’aggiunta “spirituale” per chi ha fede. È una necessità per tutti coloro che,
avendo la ragione, cercano un significato. Senza questo riconoscimento diventa impossibile
abbracciare Eluana e vivere il sacrificio di accompagnarla; anzi, diventa
possibile ucciderla e scambiare questo gesto, in buona fede, per amore.
Il cristianesimo è nato precisamente come passione per l’uomo: Dio si è fatto
uomo per rispondere all’esigenza drammatica - che ognuno avverte, credente o no
- di un significato per vivere e per morire; Cristo ha avuto pietà del nostro niente
fino a dare la vita per affermare il valore infinito di ciascuno di noi, qualunque sia
la nostra condizione.
Abbiamo bisogno di Lui, per essere noi stessi. E abbiamo bisogno di essere educati
a riconoscerLo, per vivere.

5 commenti:

  1. Cara amica mia, hai trattato un argomento abbastanza difficile. In questi giorni mi sono messo tanto a pensare e a meditare su questa facenda e non riesco ancora a farmene una ragione.....
    buona settimana!

    RispondiElimina
  2. Anch'io penso sia un argomento spinoso. Mia mamma l'altro giorno diceva che lei non provocherebbe mai la morte del proprio figlio, anche se fosse destinato ad una vita così infelice.

    RispondiElimina
  3. Ho scritto un articolo di commento al tuo (citando la fonte) quì:
    http://buoneparole.blogspot.com/2008/11/eluana-per-la-vita-o-per-la-morte.html

    Buona giornata!

    T.

    RispondiElimina
  4. Argomento dolorosissimo.

    Non mi sento di esprimermi...

    RispondiElimina
  5. Post che fa pensare molto aliza:Togliere l'alimentazione no,perchè NESSUNO tranne UNO può sapere se la vita di Eluana è solo vegetativa o no.
    Quindi il suo è un diritto alla vita,e qui non si tratta di Fede Cristiana o di qualunque altro Credo,ma di una legge naturale che l'uomo non può e non deve prevaricare.
    VIVA LA VITA !

    RispondiElimina