intervista al rabbino capo della sinagoga di Sydney.
l’intervista Il rabbino: vita e creato, impegno comune
Jeremy Lawrence, guida della principale sinagoga di Sydney, era nella delegazione che ieri ha incontrato Ratzinger: «Io, ebreo, ho apprezzato le sue parole Molti i campi in cui collaborare»
A l Papa che è venuto come «ambasciatore di pace», il rabbino Jeremy Lawrence, risponde con grande cordialità e amicizia. «Ho molto apprezzato le sue parole – dice – anche perché Benedetto XVI ha indicato alcuni campi di collaborazione tra le religioni che mi trovano assolutamente d’accordo». Lawrence è il rabbino capo della sinagoga più importante di Sydney. Ieri, dunque, è toccato a lui, insieme con un esponente islamico, dare il benvenuto al Pontefice durante l’incontro interreligioso nella Sala capitolare della Cattedrale.
Lei accennava ad alcune materie su cui collaborare. Quali sono?
Per esempio l’idea della sacralità della vita (anche se vi possono essere differenze per determinare quando la vita comincia). Vi è poi la dignità dell’individuo e il valore del genere umano. Inoltre l’idea che questo pianeta non ci appartiene, ma ci è dato solo in cura, la nostra preoccupazione per il clima e per la biodiversità sono basi comuni di lavoro.
Il Papa ha anche fatto riferimento alla questione educativa nei riguardi dei giovani.
Certo, anche su questo ci si può incontrare. Viviamo in un mondo in cui i valori spirituali e morali sono molto compromessi, la gente pensa di poter fare ciò che vuole. E in questo modo la saldezza della famiglia viene messa in questione. L’insegnamento religioso rafforza l’individuo, la famiglia e la società.
Come guarda la comunità ebraica di Sydney alla Gmg?
È sicuramente un fatto importante per la città di Sydney. Tutti ne parlano, quelli che sono contenti e anche qualcuno che non lo è. Io penso che sia importante per riportare l’attenzione sulla religione, specialmente da parte dei giovani. E anche per incrementare i rapporti tra le diverse comunità religiose. Noi ad esempio abbiamo ottimi rapporti con il cardinale George Pell e con il cardinale Edward Cassidy. Perciò abbiamo offerto la nostra collaborazione anche ospitando qualche giovane pellegrino.
io, al tramonto accendo sempre qualche candela e mi piace appenderle in giardino sui rami degli alberi, in vasetti vuoti di vetro che appendo con del fil di ferro. Non è per paura del buio, è per ricordarmi che c'è un nuovo giorno che deve venire. Il giorno in cui gli uomini si renderanno conto che sono sulla stessa barca e che se questa barca non è governata in modo concorde, per il bene comune, va alla deriva come una barca senza timone. Riflettendo mi rendo conto che la speranza è una virtù forte, robusta, veramente è l'ultima a morire.
A me piace accendere lumini sul davanzale della mia finestra a piano terra........3 lumini nella notte....possono scaldare qualche cuore.......il mio sicuramenteee!
RispondiEliminaBellissimo testo.
RispondiEliminaCi vuole sempre un lumicino acceso.
E se è quello della speranza non ci sarà vento che possa spegnerlo.
Buenas tarde.