domenica 28 dicembre 2008

responsabilità...

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GRIFFATI MA SENZA FAMIGLIA


da La Stampa Lorenzo Mondo

Danno fuoco a un barbone, per divertimento, e si scopre che sono ragazzi di buona famiglia. Approfittano d’un corteo di protesta per sfasciare vetrine e saccheggiare negozi. E si scopre che sono ragazzi di buona famiglia. Investono con l’auto un disgraziato sulle strisce pedonali e lo lasciano morire senza soccorrerlo. E si scopre che sono ragazzi di buona famiglia... I luoghi comuni non attentano soltanto alla qualità della scrittura ma anche alla verità. La definizione esprime intanto, in molti casi, un riguardo che non esiterei a definire classista. Perché viene riferita ai figli di professionisti o di gente facoltosa, che occupa buone posizioni nella società. Gli altri vengono per lo più designati come incensurati, come soggetti senza precedenti penali.

Arrivando alla sostanza del problema, quante buone famiglie si accreditano come tali per avere accondisceso a tutti i desideri dei loro rampolli, dotandoli di ogni possibile aggeggio elettronico, vestendoli di scarpe e giubbotti griffati, pascendoli di stadi e discoteche. Senza preoccuparsi del vuoto mentale, e morale, che li pervade. Incapaci di educarli al rispetto di sé e degli altri, tendono perfino a giustificarli e a proteggerli quando si comportano male. Esistono situazioni di speciale disagio giovanile davanti alle quali si può soltanto tacere, e compatire. Esiste una pressione sociale che, forzando le barriere del contesto familiare, influisce negativamente sulle persone più fragili. Ma in troppi casi l’espressione «buona famiglia» avrebbe senso soltanto se fosse usata come un eufemismo (in analogia con il termine buonadonna) e dovrebbe essere sostituita semmai da un «senza famiglia»: una dizione più veritiera e alla fine più comprensiva per i devianti. Mi ha colpito come una sferzata l’osservazione di una madre in difesa della figlia, che aveva partecipato con una banda di coetanei ubriachi alla distruzione dei vetri e degli arredi d’una stazione ferroviaria. Un episodio tutto sommato minore. Sennonché, pur esprimendo rincrescimento per l’accaduto, la signora, quasi a tagliar corto, se ne è uscita con una frase di troppo: «In fondo non ha ucciso nessuno». Veniva la voglia di risponderle, incrociando le dita: «Speriamo che non accada la prossima volta».

6 commenti:

  1. Oggi si accredita un ragazzo "di buona famiglia" solo tenendo - come riferimento - il tenore di vita e non la qualità della vita che quel ragazzo ha vissuto e appreso.

    Buona domenica.

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  2. Aliza sono d'accordo con il viandante sulla definizione di ragazzi di buona famiglia. Ogni giorno mio marito, insegnante di scuola media, si scontra con questa realtà distorta, questa difesa ad oltranza di madri di " buona famiglia" delle malefatte dei loro figli, che in realtà è una difesa della loro incapacità ad educarli al rispetto degli altri.

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  3. Avrei potuto fare l'insegnante, ma l'esempio di altre colleghe a cui anche i ragazzi di buona famiglia tiravano i libri in testa, mi ha fatto cambiare definitivamente idea.
    I ragazzi di oggi hanno di tutto e pretendono ogni cosa, hanno perciò perso il valore dei sentimenti e delle cose in generale.
    Non so di chi sia la colpa, ma la famiglia ha un ruolo fondamentale.
    Un abbraccio cara

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  4. ALIZA CARA, UN APPLAUSO PER IL POST CHE ARGOMENTA CON AMARA realistica sequenza un fenomeno triste e consueto. C'è chi dà ai figli ciò di cui non hanno bisogno, privandoli di ciò che è indispensabile per incamminarsi nelle strade del mondo.. Ti abbraccio forte.

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  5. Finalmente chiarimenti e contestazioni su "buona famiglia".

    Quante volte ho sentito queste due parole e mi ribolliva il sangue...

    Grazie per questo post,aliza!

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  6. Hai colto nel segno, hai centrato il bersaglio.
    Ottimo post!
    Grazie, Giorgio.

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