venerdì 20 febbraio 2009

ci marciano...

http://lh5.ggpht.com/sarolta.szulyovszky/SK7tXYVBNCI/AAAAAAAAAIk/u88ofP-s2Pw/Sarolta-Le-ombre-della-paura.jpg



APPRENDISTI STREGONI DELLA PAURA
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Negli anni (felici?) dell’immediato dopoguerra, trionfava la modestia, il risparmio (anche feroce) era costume di vita, garanzia di sicurezza. I valori erano valori, la famiglia faceva blocco, ci si aiutava tra parenti e anche amici. Non esisteva l’attuale filosofia perversa che papa Ratzinger denunziò, quand’era cardinale, vale a dire il Relativismo. Epperò, a dispetto delle apparenze, dati certi ancorché non ufficiali smentiscono il presunto crescendo della violenza: il delitto comune è in ribasso. Ma se la violenza reale in fatto è diminuita come si spiega che venga percepita in aumento, che un po’ tutti ci si senta immersi nel pericolo permanente: rapine, omicidi, stupri? La risposta l’affidiamo a un giornalista-umanista, Marco d’Eramo. Ci spiega che la percezione della violenza è aumentata anche con la diffusione di «fattacci» via radio e tv. È il prezzo che esige la democrazia nel rispetto della libertà d’espressione. Sulla spinta dei media, il fattaccio più remoto (un delitto in un borgo lucano ovvero la strage in un college americano) gonfia le agenzie di stampa, rapidamente veicolato nei giornali. Il delitto entra nelle case. Creando allarme, paura.

Qui il Vecchio Cronista vorrebbe fermarsi sulla demagogia di chi cerca, scientemente, di attizzare quella che d’Eramo definisce «l’ansia securitate». È importante rifarsi alla Storia. Che ci dice come l’arma di chi pratica e predica «sicurezza», consista nel sobillare le peggiori paure del (vulnerabile) uomo della strada. Vortica nell’aria nostra una sorta di peronismo alla amatriciana, occorre dunque vivisezionare quanto ci dicono i soliti apprendisti stregoni che invocano «legge e ordine». E c’è un modo egregio di farlo: leggere, ascoltare, riflettere. Sceverare il grano dal loglio. Vedere se le parole corrispondano ai fatti, oppure cerchino di contrabbandare leggi all’apparenza benefiche ma in fatto repressive, lucide anticamere dello Stato autoritario.

Igor Man da La Stampa

8 commenti:

  1. Penso anch'io che " ci marciano..." Occorre essere vigili per non farsi incantare. Si all'essere informati a 360° per saper valutare con più elementi.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Non sono giornalista,ma se lo fossi penso che oggi il mio direttore mi direbbe:"Caro precario, o mi sbatti il "mostro" in prima pagina...o ti cerchi un'altra testata!

    Allora il povero precario,pur di mantenere il posto di lavoro,si mette alla disperata ricerca di quegli "scoop" che conosciamo tutti molto bene...!

    Sbaglio?

    Ciao Aliza,un caro saluto.

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  4. Quello che scrive Igor Man è drammaticamente vero! Purtroppo le "turbe" sono facilmente manovrabili e non riescono a discernere e a capire i segni dei tempi...spesso scambiano per difensori e paladini proprio coloro che di fatto potrebbero diventare i più temibili attentatori della libertà e della sicurezza che a parole promettono di difendere!

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  5. Il commento eliminato era molto simile al precedente. Lo avevo cancellato per aver scritto Mann e non Man!!!!

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  6. Purtroppo ci marciano e molti si accodano al loro passo dell'oca...

    Un saluto e buon fine settimana!

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  7. Vero è, che la penna in mano di un eccellente scrittore riesce per sé stessa un'arme assai più possente e terribile, e di assai più lungo effetto, che non lo possa mai essere nessuno scettro, né brando, nelle mani d'un principe.

    Vittorio Alfieri

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  8. Che post interessanti, ero rimasto indietro...spero che stia bene, buon weekend!

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