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Trento prega per i morti nel canale di Sicilia
TRENTO. Il tam tam del bongo suonato dai giovani eritrei ha riempito di commozione le navate romaniche della cattedrale con 1.500 persone, trentini e immigrati insieme nei banchi, convocati domenica sera per la prima volta a pregare per le vittime del lontano canale di Sicilia: 450 in tutto il 2009. Ma si voleva avvicinare il pensiero anche quanti muoiono già prima, nel deserto, vittime 'del terrore, della violenza degli approfittatorio delle leggi antiuomo'. Non solo. Don Beppino Caldera, responsabile di 'Migrantes' e del Centro missionario, spiegava all’inizio dell’Eucaristiache noi stessi «non dobbiamo chiederci dov’era Dio nello stretto di Sicilia, ma dove siamo oggi, chiamati alla preghiera e all’accoglienza per qualsiasimigrante in difficoltà». Annuivano studenti universitari e lavoratori eritrei, che hanno portato alcentro del presbiterio la loro bandiera (assieme a quella arcobaleno) listata a lutto nel ricordo dei 73 connazionali inghiottiti dallo Stretto, mentre unadonna ucraina dava voce ai drammi dei profughi dell’Est europeo e deibambini sfruttati. Ma il momento più toccante è arrivato alla preghiera dei fedeli, quando una una mamma congolese ha rivolto una preghiera alSignore «per tutte le mamme del nostro continente che vedono spegnersila loro speranza. Mamme che affidano i loro figli a realtà sconosciute e poi li vedono scomparire nel silenzio nel deserto, sui barconi, nei container. A loro torna solo il silenzio della sconfitta, dell’ingiustizia, della morte». Parole forti, che sottraggono il dramma del Mediterraneo alle polemichesui respingimenti per ricondurlo alla dimensione degli affetti e della dignitàumana calpestata. «Questi fatti non creano purtroppo in noi ancora inquietudine e indignazione, rimbalzano contro il muro di gomma della nostra indifferenza», rilevava il rettore del Seminario, don Renato Tamanini, cheindicava invece «la strada verso un mondo nuovo, dove si pratica l’ospitalità e dove c’è posto per tutti: è la strada di chi abbraccia il bambino indifeso,il più piccolo del Vangelo». Al termine dell’incontro in Duomo, già segnalato dall’arcivescovo Luigi Bressan,è venuta anche la proposta di una staffetta di digiuno e solidarietà con le vittime innocenti del Mediterraneo. Diego Andreatta |
da Avvenire
E poi dicono che non siamo in guerra....siamo in guerra contro i poveri, contro quelli che per una vita migliore affrontano viaggi disumani, per poi essere abbandonati a una sorte peggiore di quella che hanno lasciato!
RispondiEliminaDove'era Dio? Dio è lì dove operano gli uomini di buona volontà. Egli ha biosgno degli uomini non meno di quanto gli uomini hanno bisogmo di Lui!
RispondiEliminaQuesto brano mi è rimasto in testa:
RispondiEliminaho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere;
ero forestiero e mi avete ospitato,
...
Già, ospitato.
Ecco, è quel muro di gomma che preoccupa molto. L'indifferenza è fra i peggiori sentimenti.
RispondiEliminaSono molte le atrocità ed i pericoli nel mondo, ma il male peggiore è l'indifferenza.
RispondiEliminaCinzia
... E CI DICIAMO "PAESE CIVILE"...
RispondiEliminaGrazie di averci portato questa testimonianza di un gesto che ci parla ancora di vera umanità.
Un abbraccio a tem cara Aliza.
Ciao Al! Tutto OK? E' da un pò che non posti...
RispondiEliminaAngelo mi ha preceduta...volevo farti la stessa domanda...
RispondiEliminaCiao
Cinzia